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Mantenere un buon tenore di vita quando si raggiunge la pensione, godere di benefici fiscali, avere anticipi di denaro per far fronte a spese impreviste per la salute o per la ristrutturazione della prima casa. Tutto ciò è possibile grazie alla previdenza complementare, il sistema di previdenza privata che consente di integrare la pensione obbligatoria, o di base, con una prestazione pensionistica aggiuntiva, costruita attraverso versamenti volontari.
Il secondo livello di copertura
Nel corso degli anni il sistema pensionistico italiano è stato modificato. Si è passati da un metodo di calcolo retributivo a un sistema contributivo e le riforme hanno ridotto l’importo delle pensioni future, in particolare per i lavoratori più giovani. E proprio per compensare la diminuzione della pensione pubblica è nato il secondo livello di copertura pensionistica su base volontaria: la previdenza complementare.
Accantonare una parte di risparmio

Aderire alla previdenza complementare significa accantonare con regolarità una parte dei propri risparmi durante la vita lavorativa per ottenere una prestazione che si aggiunge a quella corrisposta dalla previdenza obbligatoria. Per un lavoratore giovane pensare per tempo a costruire una pensione complementare è una priorità.

Per dipendenti, professionisti e lavoratori autonomi

La previdenza complementare si rivolge a:

  • lavoratori dipendenti
  • lavoratori autonomi e liberi professionisti
  • lavoratori con diversi tipi di contratto (occasionali o a progetto)
  • persone che non hanno un’occupazione o sono fiscalmente a carico dei familiari
Come costruire una pensione integrativa
È possibile costruirsi una pensione integrativa con l’adesione a una delle forme pensionistiche complementari (fondi pensione chiusi, fondi pensione aperti, piani individuali pensionistici di tipo assicurativo, Pip, fondi pensione preesistenti). Prima di aderire alla previdenza complementare è importante valutare la propria situazione lavorativa, il patrimonio personale e le aspettative pensionistiche.
Linee di investimento secondo il profilo di rischio

La previdenza complementare offre diverse soluzioni per investire il denaro versato. Gli elementi che determinano la scelta sono l’età di ciascuno, la situazione previdenziale legata alla pensione obbligatoria e il profilo di rischio.

I benefici fiscali: i versamenti sono deducibili

Per chi sceglie la previdenza complementare ci sono diversi vantaggi fiscali. Le somme versate ogni anno sono deducibili, cioè vengono sottratte dal reddito dichiarato ai fini Irpef, sino a un massimo di 5.164,57 euro. È anche prevista una tassazione ridotta dei rendimenti finanziari: viene applicata un’aliquota pari all’11 per cento, più bassa di quella di altre forme di investimento che è al 20 per cento. Sulle prestazioni finali e sulle anticipazioni è prevista un’aliquota agevolata che può scendere sino al 9 per cento.

Le prestazioni: anticipi dal 30 al 75 per cento

Durante il periodo del versamento è possibile chiedere un anticipo:

  • per le spese sanitarie per sé o per il coniuge fino al 75 per cento della somma maturato in quel momento
  • per l’acquisto o ristrutturazione della prima casa per sé o per i figli, fino al 75 per cento del capitale maturato, a patto che siano passati 8 anni dall’iscrizione
  • per qualsiasi motivo e per importi fino al 30 per cento purché siano trascorsi 8 anni dall’iscrizione.

 

L’erogazione: rendita o capitale

Al momento della pensione, il capitale accumulato, dato dalle risorse versate e dai rendimenti ottenuti, si può riscuotere:

  • sotto forma di rendita per il 100 per cento del capitale
  • sotto forma di capitale per il 50 per cento e sotto forma di rendita per l’altro 50 per cento
  • la pensione può essere riscossa sotto forma di capitale se, convertendo in rendita il 70 per cento del montante finale, risulta inferiore al 50 per cento dell’assegno sociale (pari a 2.874,95 all’anno).

Se invece si arriva vicini alla pensione, ci si ritrova inoccupati per la perdita del lavoro ma sono maturati alcuni requisiti, è possibile chiedere che le somme accumulate siano erogate per intero o in parte sotto forma di Rendita integrativa temporanea anticipata (RITA)