Hai mai sentito parlare di inflazione? Sai precisamente di cosa si tratta e quali conseguenze può avere sul tuo denaro e sulla tua vita? Scopriamo insieme qual è il significato di inflazione e perché si verifica questo fenomeno, quali sono i suoi effetti e le contromisure disponibili.
- Che cos'è l'inflazione in parole semplici
- Quali sono le cause dell'inflazione?
- Cosa succede se si alza l’inflazione
- Chi subisce i danni maggiori di un’elevata inflazione?
- Come si effettua il calcolo dell'inflazione?
- Quali sono gli indici dei prezzi al consumo ISTAT?
- L’inflazione in Europa e il ruolo della BCE
- Come combattere l’inflazione
Che cos’è l’inflazione in parole semplici
L’inflazione è la crescita dei prezzi di beni e servizi. Per essere considerata inflazione, dunque, l’aumento dei prezzi non deve riguardare soltanto alcune voci di spesa; inoltre deve protrarsi nel tempo in modo progressivo, sostenuto e continuativo.
Spesso, questa crescita dei prezzi comporta anche una riduzione del potere d'acquisto, ossia quando il tuo reddito non aumenta nella stessa misura dell’incremento dei prezzi. In questo caso, con la medesima quantità di denaro potrai comprare sempre meno beni e servizi rispetto a quelli che compravi prima.
Quali sono le cause dell'inflazione?
Dopo aver visto cosa significa l’inflazione analizziamo quali sono le cause di questo fenomeno, per capire a cosa è dovuta e perché si verifica. Su questa tematica non c'è molto accordo, ma esistono diverse scuole di pensiero. Ecco alcune delle possibili spiegazioni:
- Scuola monetarista. Secondo questo approccio, se la quantità di moneta in circolazione è eccessiva rispetto alla produzione di beni e servizi, che non cresce alla stessa velocità della moneta, la conseguenza è un aumento generalizzato dei prezzi, quindi dell’inflazione.
- Teoria keynesiana (dall'economista Keynes). Questa scuola di pensiero discorda da quella monetaria, in quanto ritiene che la domanda di beni possa superare l'offerta quando aumenta la velocità di circolazione della moneta, ovvero quando il denaro passa di mano più velocemente, generando inflazione anche senza un incremento di moneta in circolazione.
- Teoria dell'inflazione da costi. In base all’ultima spiegazione, l'aumento dei prezzi di beni e servizi deriva dall'incremento dei costi di produzione degli stessi (rincari di energia, materie prime e salari). Questo meccanismo può generare la cosiddetta spirale inflazionistica, per cui all’aumento dei prezzi segue un incremento dei salari che determina un’ulteriore crescita dei prezzi.
Cosa succede se si alza l'inflazione?
Quando l’inflazione viene mantenuta a livelli contenuti è considerata utile e non comporta particolari rischi; infatti, può rappresentare uno stimolo positivo per la crescita economica. In Europa, ad esempio, la Banca Centrale Europea (BCE) ha fissato come obiettivo il mantenimento dell’inflazione entro il 2%, ritenuta un valore adeguato per un’economia in salute.
Al contrario, un'inflazione eccessiva causa purtroppo una serie di effetti negativi, con conseguenze che colpiscono spesso le fasce della popolazione più vulnerabili e le aziende più piccole e fragili:
- si riduce il potere d'acquisto del denaro, poiché aumentano i prezzi di beni e servizi;
- anche i risparmi perdono valore, soprattutto quando si investe su prodotti a reddito fisso;
- i risparmiatori preoccupati iniziano a preferire investimenti nei cosiddetti beni rifugio, come l’oro o gli immobili: di conseguenza, i prezzi di questi beni crescono mentre le aziende quotate sul mercato azionario fanno fatica a reperire fondi;
- le imprese sostengono costi maggiori per organizzare e mantenere le proprie attività, quindi sono costrette spesso ad aumentare i prezzi dei propri beni e servizi, riducendo i consumi e favorendo un ulteriore incremento dei prezzi.
Chi subisce i danni maggiori di un’elevata inflazione?
Un'inflazione elevata danneggia l'intero sistema economico di un Paese o di un gruppo di Paesi, ma ci sono alcuni soggetti che subiscono maggiormente gli effetti di questo fenomeno. Tra i più colpiti dall’inflazione alta è possibile distinguere le seguenti categorie:
- Percettori di reddito fisso: i lavoratori dipendenti vedono il loro potere d'acquisto perdere di valore molto più velocemente rispetto ai lavoratori autonomi, dal momento che il loro reddito è fisso e non si adegua più o meno automaticamente all'aumento generalizzato dei prezzi. Chi percepisce redditi variabili, invece, ha maggiori possibilità di difesa, in quanto può aumentare i prezzi dei beni venduti o i compensi richiesti per i servizi offerti. In questo modo riesce a contrastare meglio gli effetti dell'inflazione sul proprio potere d'acquisto. I pensionati, invece, ad ogni inizio d'anno ricevono in genere una rivalutazione lorda dell'assegno pensionistico proporzionale all'inflazione e al valore della pensione (la normativa 2023 prevede un aumento differenziato in funzione del valore della pensione).
- Creditori: se hai contratto un debito e l'inflazione cresce in modo sostenuto restituirai al tuo creditore la stessa somma; tuttavia nel frattempo quella quantità di denaro avrà perso potere d'acquisto. Dunque, i creditori risultano danneggiati con l’inflazione alta; tuttavia per tutelarsi possono scegliere di indicizzare i propri prestiti, ossia di adeguarli all'inflazione.
- Risparmiatori: se mantieni tutti i tuoi risparmi in forma liquida, ovvero non li investi ma li tieni fermi sul conto corrente, in caso di inflazione eccessiva vedrai il tuo denaro perdere velocemente potere d'acquisto. Lo stesso avviene con gli investimenti a reddito fisso, come titoli di Stato e obbligazioni, ad eccezione di quelli indicizzati all’inflazione come i BTP Italia.
- Esportatori: se un’azienda vende i suoi prodotti all'estero e l'inflazione in Italia è più elevata rispetto a quella registrata nei paesi di destinazione, i suoi prezzi saranno necessariamente più elevati di quelli locali, quindi diventerà meno competitiva a livello internazionale con un danno considerevole per il business e il futuro dell’impresa.
Come si effettua il calcolo dell'inflazione?
L'inflazione è misurata tramite un indicatore chiamato tasso d'inflazione, che rappresenta l'incremento del livello generale dei prezzi espresso in termini percentuali. Ma come si calcola questo valore?
Per determinare il valore dell'inflazione ogni Paese costruisce quello che si chiama indice dei prezzi al consumo, affidando questo compito al proprio istituto di statistica nazionale: in Italia se ne occupa l'ISTAT.
Ovviamente non è possibile prendere in considerazione i prezzi di tutti i beni e servizi in circolazione, perciò l'ISTAT crea quello che viene comunemente chiamato paniere dei prezzi al consumo, anche noto come paniere ISTAT.
Si tratta di una selezione di beni e servizi ritenuti essenziali in una determinata fase storica, paragonabile ai prodotti che un consumatore acquista abitualmente e che sono necessari nella quotidianità di una famiglia. Tuttavia, nel caso dell’inflazione vengono adottati criteri di rilevanza nazionale.
L'ISTAT inserisce nel paniere dei prezzi al consumo i prezzi di prodotti alimentari, abbigliamento, calzature, servizi telefonici, di trasporto, elettrici e altri beni. In questo modo ricostruisce quella che potrebbe essere la “spesa tipo” di una famiglia italiana, per monitorare l'andamento dei prezzi di questi beni e misurare le variazioni più significative.
Inoltre, quando si calcola l’incremento medio dei prezzi si attribuisce un peso maggiore alle fluttuazioni che riguardano beni e servizi per i quali i consumatori spendono di più (come l’energia elettrica), rispetto a voci di spesa meno significative nei bilanci familiari (ad esempio lo zucchero o i francobolli).
Ecco un esempio di calcolo dell’inflazione*
Periodicamente l'ISTAT rivede e aggiorna il paniere, eliminando alcuni prodotti e servizi per inserirne altri. Ad esempio nel paniere 2023 sono entrati la visita medica sportiva (libero professionista), la riparazione smartphone e le apparecchiature audio intelligenti. Tra i prodotti che rappresentano consumi consolidati ci sono invece il tonno fresco di pescata, i rombi freschi di allevamento, i leggings o jeggings da donna, il deambulatore, la radiografia realizzata in ambito privato, la radiografia effettuata tramite ticket con il Servizio Sanitario Nazionale (SNN) e il massaggio estetico.
Quali sono gli indici dei prezzi al consumo ISTAT?
Per monitorare le variazioni dei prezzi al consumo, e dunque l’inflazione in Italia, esistono tre indici principali:
- Indice dei prezzi al consumo Nazionale per l’Intera Collettività (NIC): misura la variazione nel tempo dei prezzi di beni e servizi acquistati sul mercato per i consumi finali individuali, ed è utile anche per avere un riscontro migliore nel paragone con altri paesi extra-UE, ad esempio tra l’inflazione degli USA e quella italiana;
- Indice dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (FOI): serve a misurare la variazione nel tempo dei prezzi al dettaglio, dei beni e servizi correntemente acquistati dalle famiglie di lavoratori dipendenti;
- Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA): serve a rendere confrontabili tra di loro le inflazioni dei diversi Stati UE, dal momento che ogni paese effettua delle misurazioni utilizzando criteri diversi. L'IPCA, a differenza dei due indici precedenti, fa riferimento al prezzo effettivamente pagato dal consumatore, dunque esclude alcune voci presenti negli altri due panieri, tenendo conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (come saldi, sconti e promozioni).
L’inflazione in Europa e il ruolo della BCE
Con l'IPCA abbiamo detto che è possibile comparare la nostra inflazione con quella degli altri Paesi europei: un aspetto importante dal momento che condividiamo le politiche monetarie con tutte le Nazioni che adottano l’euro come moneta nazionale.
La BCE si occupa infatti della politica monetaria europea, perseguendo il suo obiettivo principale: mantenere la stabilità dei prezzi nell'Eurozona. Questo compito comprende anche la gestione dell’inflazione, un indicatore che come abbiamo visto misura l'aumento dei prezzi.
Il ruolo della Banca Centrale Europea comprende anche l’andamento opposto dell’inflazione, ovvero la deflazione, una condizione che si verifica quando i prezzi calano in modo generalizzato, significativo e continuativo. Questa situazione, infatti, può comportare problemi all'intera economia di un Paese, dal momento che le imprese non sono più in grado di coprire i propri costi, con gravi conseguenze ad esempio sui livelli occupazionali.
Dunque, l'ideale è il mantenimento della stabilità dei prezzi, che non significa prezzi costanti, ma un'inflazione positiva che resti comunque entro la soglia fissata dalla BCE al 2%. Si tratta di un’inflazione contenuta e predeterminata, attraverso una serie di azioni che costituiscono la politica monetaria.
Il metodo principale adottato per tenere sotto controllo l'inflazione è quello di operare sui tassi d’interesse, cioè i tassi a cui la BCE e le altre banche centrali prestano denaro alle banche commerciali. Questi interventi si riflettono infatti sui prestiti e sui mutui concessi dalle banche alle famiglie e alle imprese. L'effetto è quello di ridurre la quantità di denaro in circolazione, ma è necessario prestare molta attenzione in quanto può avere ripercussioni anche sulla crescita economica che potrebbe rallentare.
Come combattere l’inflazione e tutelarsi dall’aumento dei prezzi
Se desideri proteggerti dall’inflazione esistono alcuni accorgimenti utili che puoi adottare:
- non lasciare i risparmi sul conto corrente ma investili in modo consapevole, scegliendo soluzioni d’investimento che ti permettono di far fruttare il capitale e proteggere i risparmi;
- diversifica bene gli investimenti per ridurre il rischio in caso di inflazione alta.