Quando si viene assunti come dipendenti, il lavoratore viene subito messo di fronte a una decisione molto importante, per cui spesso non ha ancora maturato le giuste conoscenze: scegliere se lasciare il TFR in azienda oppure versarlo in un fondo pensione.
Cerchiamo allora di fare chiarezza su un argomento così complesso: in questo articolo vedremo insieme cosa significhi destinare il proprio TFR a un fondo pensione e quali vantaggi comporti questa decisione, i casi in cui si può chiedere un anticipo o il riscatto e cosa può succedere se lo si lascia in azienda.
Come funziona il TFR nel fondo pensione
Il Trattamento di fine rapporto (TFR) è una parte della retribuzione del lavoratore dipendente che viene accantonata ogni mese per garantirgli una liquidazione al termine del rapporto di lavoro (in caso di licenziamento, di dimissioni o di conseguimento dell’età pensionabile). Questa somma di denaro può essere lasciata in azienda oppure destinata a un fondo pensione.
La scelta di far confluire il TFR in un fondo pensione può avvenire sia all’inizio del primo rapporto di lavoro, sia allo scadere dei primi sei mesi lavorativi, che in qualsiasi altro momento (compilando un modulo di adesione). In quest’ultimo caso, però, è importante specificare che nelle aziende con più di 50 dipendenti la parte di denaro maturata prima della scelta resta in azienda, mentre la restante parte, maturata dal momento dell’adesione al fondo, viene versata alla previdenza complementare.
Nel primo caso si parla di adesione esplicita quando il lavoratore decide di conferire il suo TFR al fondo pensione entro i primi sei mesi dall’assunzione; si parla invece di adesione tacita, basata sul meccanismo del silenzio/assenso, quando non ci si esprime sul destino del proprio TFR entro i sei mesi dalla prima assunzione.
Perché il TFR è meglio nei fondi pensione?
Chi sceglie di destinare il proprio TFR al fondo pensione godrà di notevoli vantaggi rispetto a chi decide di lasciarlo in azienda, sia per quanto riguarda le agevolazioni fiscali annuali sia per la possibilità di ottenere un importo maggiore in caso di richiesta di anticipazione di una parte della somma accumulata.
Tra le altre agevolazioni per i dipendenti che decidono di versare il TFR nel fondo pensione troviamo:
- La possibilità di raggiungere un fondo pensione negoziale, legato a uno specifico settore lavorativo, pensato e realizzato per raggiungere l’obiettivo di costruire una pensione integrativa.
- Una tassazione che va dal 15% al 9%, rispetto all’aliquota minima applicata al TFR lasciato in azienda che è pari al 23%.
- Un trattamento fiscale dei rendimenti maturati pari al 20%, rispetto al 26% riservato agli altri strumenti di investimento
- Costi di gestione contenuti
- L’opportunità di dedurre fiscalmente i contributi aggiuntivi versati fino a 5164,57€ all’anno.
- Il diritto di ricevere il contributo aggiuntivo del datore di lavoro, qualora il dipendente decida di versarne anche uno proprio e volontario oltre al conferimento del TFR.
Cosa succede a chi lascia il TFR in azienda?
Se al posto di versare il TFR nel Fondo pensione si decide di lasciarlo in azienda, dove va a finire il denaro accumulato?
Dipende dal numero dei dipendenti presenti all’interno dell’azienda:
- Se si tratta di un’azienda con meno di 50 dipendenti, è la stessa impresa che si occupa di mettere da parte i soldi destinati al TFR, così da avere un “tesoretto” nel caso di dimissioni, licenziamenti o pensionamenti.
- Se invece parliamo di un’azienda con più di 50 dipendenti, i datori di lavoro sono tenuti a versare il TFR dei propri lavoratori nel Fondo Tesoreria Inps e a inoltrare allo stesso la domanda per il pagamento diretto in caso di dimissioni, licenziamenti o pensionamenti. Sarò poi il Fondo Tesoreria a erogare agli ormai ex dipendenti il TFR (entro 30 giorni dal perfezionamento della richiesta).
Nel caso in cui si dovesse lasciare il TFR in azienda, bisogna essere consapevoli che nel caso in cui la stessa dovesse malauguratamente fallire (o avere problemi economici), anche la riscossione della liquidità sarebbe a rischio.
Quando ritirare il TFR dal fondo pensione?
Il TFR non viene ritirato soltanto al momento del pensionamento di un dipendente. Esistono infatti altri due modi per avere indietro i propri soldi (o parte di essi):
- Chiedendo, durante il periodo lavorativo, un’anticipazione, ovvero una parte dei soldi messi da parte nel Fondo pensione (che verrà comunque alimentato).
- Chiedendo un riscatto totale, prendendo così tutti i soldi del Fondo prima di andare in pensione.
Anticipazione del fondo pensione
È possibile richiedere l’anticipazione del Fondo pensione solo in alcuni casi:
- Per le spese sanitarie (per sé stessi, per i coniugi e per i figli), con la possibilità di ottenere fino al 75% della somma di denaro accumulata nel tempo.
- Per l’acquisto o la ristrutturazione della prima casa (per sé stessi, per i coniugi e per i figli). Per qualunque altro motivo si può chiedere il 30% trascorsi 8 anni
Riscatto totale del fondo pensione
È possibile ottenere il riscatto totale del fondo pensione in caso di:
- Invalidità
- Disoccupazione superiore a 48 mesi
- Morte (in questo caso saranno gli eredi del lavoratore defunto a fare richiesta)
- Perdita dei requisiti di partecipazione al Fondo, quando si decide di destinare il TFR a un Fondo pensione di settore e si cambia lavoro, contratto che lo regola (e categoria).
È bene tener presente però che alcuni fondi pensione negazionali permettono un riscatto in percentuali diverse rispetto a quanto appena indicato, in base a quanto scritto nelle clausole contrattuali.
Scopri di più sulla previdenza complementare di Alleanza e contattaci per saperne di più.